ITFL238

XVIII settimana del Tempo Ordinario – Martedì

La comunicazione buona

In quel tempo alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!»… Poi, riunita la folla, disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!». Mt 15,1-2.10-14

«Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!». Con questa affermazione Gesù rende puri tutti gli alimenti, anche se presi senza la previa abluzione delle mani, la non ottemperanza della quale, nella civiltà giudaica, provocava l’impurità rituale del pranzo. Nel contempo, però, con chiaro riferimento alla domanda insinuante degli scribi e dei farisei, Gesù non perde l’occasione di ammaestrare la folla sul fatto che l’uomo può, invece, essere reso impuro da ciò che dice, perché «la bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda» (Mt 12,34). 

Con questa frase, riportata dal Vangelo di Matteo, egli introduce l’argomento della «comunicazione buona», quella che rende migliore la realtà in cui risuona. In Dio la «Parola» è creatrice con potenza infinita: «Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu» (Gn 1,3). Quando Dio parla, chiama all’esistenza le cose e risolve le situazioni più impossibili. La parola dell’uomo non può neppure essere confrontata con quella di Dio, ma pur avendo una potenza infinitesima, modifica anch’essa la realtà nella quale risuona. Basti pensare ai discorsi di certi dittatori o all’effetto delle esortazioni alla non violenza di Gandhi. Anche nel nostro vivere quotidiano, in famiglia o sul lavoro, la comunicazione produce, in ambito più ristretto, una diversità di effetti. Poiché la parola dell’uomo ha l’autorevolezza della persona che la pronuncia, dobbiamo sentire la responsabilità del ruolo che ricopriamo. Una parola sbagliata ci rende impuri, come dice oggi Gesù, perché modifica la realtà in negativo. È bene, allora, che, nei momenti importanti, il nostro parlare sia preceduto dalla preghiera. È l’unico modo per essere certi di esprimere il pensiero di Dio.

Non sempre la preghiera può essere lunga, ma deve essere intensa, in modo da assicurare la pace del cuore e la serenità dello spirito. Quanto più la comunicazione è nella pace, tanto più si è in sintonia con lo Spirito di Dio. Ieri sera un figlio ci ha chiesto un parere su una decisione importante che deve prendere. Stanotte abbiamo pregato a lungo per capire e per essere illuminati dal Signore, e questa mattina gli abbiamo inviato una lettera esprimendo con franchezza il nostro parere. Poiché si tratta di una decisione importante, è bene che le nostre parole siano accompagnate da molta preghiera, affinché vengano recepite con lo stesso spirito con il quale sono state scritte.

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