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XXXII settimana del Tempo Ordinario – Domenica

La generosità è un investimento 

Egli [Elia]si alzò e andò a Sarepta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto….. Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia. 1Re 17,10-16

Nell’Antico Testamento il primo ed il secondo libro dei Re costituiscono un’opera unitaria sulla storia  della monarchia ebraica dalla morte di Davide (circa 970 a.C.) fino all’esilio del popolo ebreo in Babilonia (587 a.C.). Nei due libri si ergono le figure di re Salomone e dei profeti Elia ed Eliseo.

I racconti relativi ad Elia, dei quali fa parte il brano di oggi, sono tra le pagine più belle della Bibbia, sia dal punto di vista letterario che religioso. La pagina odierna, nella quale si respira addirittura lo spirito dei tempi messianici, a noi ricorda la risposta che ci dette don Roberto, parroco di Castiglioncello, quando, avendo già dodici figli, gli chiedemmo consiglio sull’opportunità di adottarne altri due dal Brasile. “Non lo so – rispose don Roberto – se questa sia la volontà di Dio, ma una cosa la so: il Signore non si fa battere da nessuno in generosità”.

La vedova del brano odierno è poverissima, ha solo un po’ di farina per concedersi l’ultimo pasto prima di morir di fame insieme al figlio. Il profeta Elia, che a noi ricorda don Roberto, pur conoscendo la sua condizione, gli chiede acqua da bere e qualcosa da mangiare. Poi la rassicura: “Non temere”. La donna, seppur povera, apre il cuore alla generosità e accade il miracolo del brano di oggi, che anticipa e profetizza quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci che opererà Gesù. Anche in quel caso ci sarà un ragazzo che offrirà i suoi cinque pani e i due pesci perché possano mangiare cinquemila persone, senza contare le donne e i bambini.

Esiste nel Vangelo e nella vita una regola, che non è contemplata in nessun trattato di economia, perché si basa su criteri di matematica celeste, secondo la quale, se mettiamo a disposizione di chi ha bisogno ciò che noi abbiamo, diventiamo tutti benestanti. È una regola che abbiamo sperimentato innumerevoli volte: se, quando siamo nelle ristrettezze, un bisognoso ci chiede di condividere ciò che possediamo, la condivisione va considerata un investimento. È come se si puntasse alla roulette gli ultimi euro dopo che la pallina si è fermata.

Un giorno parlavamo di generosità e di provvidenza in un ambiente un po’ snob, nel quale raramente risuonavano certi discorsi. Una signora, che dall’aspetto avevamo sottovalutato, dopo aver ascoltato, aggiunse: “È vero, anche mia madre diceva sempre: quando bussano alla porta, apri. Quella volta che non aprirai, sarà stato il Signore a bussare”. Alleluia!

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