ITFL179

IX settimana del Tempo Ordinario – Giovedì

Gesù e lo scriba

Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è:  Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». Mc 12,28-34

Questa del vangelo di oggi è l’unica disputa di Gesù senza tono polemico. Anzi, è proprio simpatica questa scenetta nella quale non si capisce chi sia il maestro e chi l’alunno. «Hai detto bene,  Maestro», dice lo scriba. «Bravo (sottinteso)!, non sei lontano dal regno di Dio», risponde Gesù dall’alto del suo ruolo. Questo scriba, in effetti, è d’accordo su tutto ciò che afferma Gesù. È d’accordo anche sul fatto che il secondo comandamento sia l’amore per il prossimo, e che questo sia addirittura simile al primo, all’amore per Dio. L’identificazione dell’amore per Dio e per il prossimo è fondamentale, perché permette all’uomo di vivere in armonia con se stesso, e non più conteso tra l’uno e l’altro amore, ciascuno dei quali richiede sempre tutto. Da questo secondo comandamento nasce una persona riconciliata, fino al punto di vedere il volto di Dio nel prossimo. Del resto, dal concetto cristiano che Dio è Padre, ne discende che c’è paternità divina se c’è fraternità fra gli uomini. Certo, quel Dio che vediamo nel prossimo assume immagini diverse: è un Dio glorificato nel «santo» ed è crocifisso nel «peccatore», ma è sempre il volto di Dio. Questa identificazione tra primo e secondo comandamento, introdotta da Gesù, è una novità nella storia di Israele, e come tale avrebbe potuto incontrare un rifiuto da parte di uno spirito tradizionalista, come era quello dello scriba. Lo scriba di oggi, però, forse per mostrarsi teologicamente all’avanguardia, condivide l’affermazione di Gesù. Tuttavia, nonostante questa consonanza teologica sui comandamenti, questo scriba è vicino al regno di Dio, ma non vi è ancora entrato.

Che cos’è che gli impedisce di entrare? È il fatto che egli riconosca in Gesù il Maestro, ma non il Signore, e nel Regno si entra solo se si riconosce la signoria di Gesù. Questo argomento potrebbe riguardare solo lo scriba, se non fosse per il fatto che il rischio di riconoscere Gesù come maestro e non come Signore, lo corriamo anche noi, ogni giorno. Basta scrutare le Scritture solo con la mente, senza coinvolgere il cuore e la fede.

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