V settimana del Tempo Ordinario – Venerdì
La guarigione del sordomuto
Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!». Mc 7,31-37
Prima di compiere il miracolo della guarigione di questo sordomuto Gesù lo porta in disparte. Il motivo non è, come è solito fare, quello di sottrarsi ai facili entusiasmi della folla, ma di isolare quest’uomo che dovrà udire e toccare ciò che in nessun luogo naturale è possibile fare: il mistero sulla persona di Gesù. Questa guarigione avviene in due tempi: il sordomuto prima è guarito nell’udito e poi nella parola, perché solo chi è in grado di ascoltare è bene che sappia parlare. Il miracolo è, però, preceduto da un evento: Gesù emette un sospiro, con il quale dona lo Spirito Santo, affinché quell’uomo possa udire e parlare «correttamente», che, teologicamente, vuol dire ascoltare e proclamare con sapienza celeste i misteri del regno dei cieli. È ciò che anche noi dobbiamo fare quando ci avviciniamo alle Sacre Scritture: pregare e invocare lo Spirito Santo per ascoltare prima di riflettere e di parlare dei misteri di Dio. Solo in questo modo possiamo sapientemente spezzare per gli altri il pane della Parola ricevuta, come il sacerdote fa all’altare con il pane eucaristico. È una comunicazione che si instaura tra Dio e l’uomo, nella quale, chi ascolta e poi parla, deve fare solo da filo conduttore, opponendo la minor resistenza possibile alla trasmissione del messaggio, come avviene per l’elettricità. Come nell’energia elettrica la bontà della trasmissione viene assicurata dalla conducibilità, nel caso del pensiero di Dio viene assicurata dalla santità. Però le opere e lo stile di vita di colui che ascolta e trasmette il pensiero di Dio, disturbano sempre un po’ la comunicazione del messaggio, per cui si rende necessario, prima di ascoltare la parola di Dio e di parlare, invocare lo Spirito Santo, perché la grazia di Dio supplisca alla mancanza di santità e il messaggio passi con fedeltà.