ITFS069

I Domenica dopo Natale  – Santa Famiglia

Rilucidiamo la perla preziosa

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore… Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo…  gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù…, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:«Ora puoi  lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna …molto avanzata in età…. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Lc 2,22-38

La legge di Mosè prescriveva che, quaranta giorni dopo la nascita del figlio primogenito, i genitori si recassero al tempio di Gerusalemme per offrire il neonato al Signore e per la purificazione della madre. Nel vangelo di oggi, Maria e Giuseppe, andando al tempio per adempiere la norma della legge, incontrano questi due singolari personaggi: il vecchio Simeone, “uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele” e la profetessa Anna, anch’essa anziana, che” non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere”.

Sono i due modi di invecchiare della persona di fede: non stancarsi di aspettare le risposte che la vita non ha ancora dato, e servire Dio e il prossimo, alternando il servizio con digiuni e preghiere. Nel vecchio Simeone prevale il primo aspetto, nella profetessa Anna è prevalente il secondo. 

È ciò che sta accadendo a noi in questi anni stupendi, a conclusione di una vita ricca di figli e di impegni, che il Signore ci concede di trascorrere l’uno accanto all’altro. Questa diversità di tensioni spirituali è frequente nelle coppie di coniugi che, dopo una vita di impegni familiari e professionali, invecchiano insieme. Tuttavia, se vissuta in comunione di fede, risulta essere positiva perché essi si aiutano l’un l’altro negli aspetti in cui sono più deboli.  Noi la perla preziosa l’abbiamo trovata da tempo, ma nel lungo susseguirsi degli impegni e delle cose da fare, aveva perso un po’ di lucentezza. Così questi anni, relativamente più tranquilli, ci permettono di lucidarla un po’, per ritrovarne lo splendore originario. 

Per quanto riguarda il futuro, il nostro pensiero riflette quello di Paolo: “Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo. Persuaso di questo, so che rimarrò e continuerò a rimanere in mezzo a tutti voi per il progresso e la gioia della vostra fede” (Fil 1,21-25). E così sia.

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