ITFS023

IV settimana di Pasqua – Domenica

Il Signore ci porta fuori 

«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Gv 10,1-10

Il buon pastore di questa pagina del vangelo, che chiama le pecore una per una e le conduce fuori camminando innanzi a loro, ci evoca il brano della Genesi nel quale il Signore porta Abramo fuori dalla tenda: «Rispose Abram: “Signore Dio… io me ne vado senza figli”. Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: “Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede”. Poi lo condusse fuori e gli disse: “Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle”; e soggiunse: “Tale sarà la tua discendenza”» (Gn 15,2-5). In questo brano delle Scritture, che ha il potere di farci respirare negli spazi infiniti di Dio, Abramo non viene solo portato fuori dalla tenda in cui si trova. Viene portato fuori dai propri limiti, dai propri pensieri, dalle proprie tristezze, da una vita con poco senso, da tutto ciò che un uomo può credere e sperare, e viene proiettato verso una vita e una speranza cosmica: «Guarda il cielo e conta le stelle» (Gn 15,5). È lo stesso uscire per andare al largo di Pietro quando, nel brano della pesca miracolosa, calava tristemente le reti a riva senza prendere niente e il Signore gli dice: «Prendi il largo e gettate le vostre reti» (Lc 5,4). Là la grandiosità del cielo stellato, qua quella del mare: il Signore ci porta fuori dalle nostre piccolezze. Anche nel brano del vangelo di oggi il Signore porta fuori le sue pecore dal recinto dei propri limiti e dalla banalità di una vita abitudinaria, senza sogni e senza speranza, e le conduce a pascolare in spazi sconfinati, ricchi di erba fresca che ondeggia al vento. Ma non le manda da sole, cammina avanti a loro. Anche noi abbiamo dei sogni, delle speranze, dei progetti grandi da realizzare, che il Signore ha predisposto per noi. Allora preghiamo perché ci porti fuori dei nostri limiti e ce li faccia vivere nella pienezza, nella speranza e nella gioia.

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