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II settimana del Tempo Ordinario – Domenica

Gesù di Nazaret, l’agnello di Dio 

Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, [Giovanni Battista] disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». Gv 1,29-34

Nella storia delle religioni il modo che gli uomini hanno scelto per sancire la loro unione con gli dèi è stato quello della vittima sacrificale, quasi sempre un animale, il più comune dei quali era l’agnello, il più docile e il più indifeso di tutti. Nel mondo pagano, però, l’iniziativa di tale sacrificio veniva sempre presa dagli uomini, che hanno il desiderio di entrare in contatto con la divinità. Nella storia della salvezza, alla quale Dio, mosso dall’amore per l’uomo, ha dato origine con la chiamata di Abramo, egli stesso ha accettato il modo umano di annullare la sua distanza con l’umanità, portandolo alle estreme conseguenze. Le iniziative di Dio sono state due: la prima è stata il perdono

completo e totale del nostro peccato che, fin dall’inizio dei tempi, era il motivo della lontananza dell’uomo da lui; la seconda è stata l’offerta di suo figlio, Gesù di Nazaret, come vittima sacrificale. E in Gesù Cristo, che muore in croce per i nostri peccati, il perdono e l’offerta sacrificale si saldano insieme nel momento in cui il Figlio di Dio morente dice: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno (Lc 23,34). È stata questa la strategia di salvezza di Dio che, nel brano di oggi,

Giovanni il Battista ci annuncia: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!».

Questo atto d’amore e di perdono che raggiunge il suo punto massimo sulla croce, essendo infinito, non poteva essere l’ultimo evento della storia della salvezza, lasciando l’uomo in una colpa ancora più grave del primo peccato, consumato all’inizio dei tempi. Ecco, allora, che la risurrezione è, al tempo stesso, il trionfo di Dio e la salvezza totale per l’uomo, perché in Gesù Cristo anche noi, oltre che perdonati, siamo redenti e risorti a vita nuova.

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