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III settimana di Avvento – Mercoledì

La forza della preghiera  

[Giovanni] li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Lc 7,19-23

La fede ha bisogno di conferme. È una realtà delicatissima, come quei fiori della campagna toscana che, da bambini, chiamavamo soffioni. Si coglievano e… bastava un soffio per rimanere con lo stelo nudo in mano. Nel vangelo di oggi anche Giovanni il Battista ha bisogno di essere confermato nella

fede, tant’è che manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù se lui fosse veramente il Messia. Gesù non risponde con argomentazioni, ma con i segni: rende la vista ai ciechi, fa camminare gli storpi e fa parlare i muti. Anche per noi, oggi, i miracoli sono mattoni con i quali costruiamo l’edificio della nostra fede. All’inizio i mattoni sono pochi, ma, con il passare degli anni, aumentano velocemente, perché il nostro occhio diventa sempre più esperto nel cogliere il susseguirsi dei miracoli nella vita di tutti i giorni. Alla fine ci rendiamo conto che tutta la vita è un miracolo. Quasi sempre non ne dobbiamo nemmeno far richiesta: è la Provvidenza stessa che ci raggiunge in tante forme che sono la risposta concreta dell’amore di Dio: il lavoro, il pane quotidiano, una persona che ci consiglia al momento giusto. A volte le situazioni della giornata si incastrano così bene tra loro da far pensare che tutto sia Provvidenza, e che il Signore sia disposto a combinar le cose in modo che la nostra fede trovi continua corrispondenza negli eventi. Un giorno mi trovavo in Tunisia insieme a tre colleghi di lavoro. All’ora del tramonto stavamo attraversando il deserto di sale, dal quale il sole mandava gli ultimi riflessi della giornata. A un certo punto uno dei miei compagni di viaggio propone di raggiungere in fretta la città di Tunisi per trascorrere la serata in un famoso night club dove – diceva lui – le signore erano particolarmente disponibili. Non ero d’accordo con il programma, ma il mio dissenso non avrebbe affatto scalfito i loro propositi; così mi sono messo silenziosamente a pregare, perché il Signore mi togliesse da quell’imbarazzo. Dopo qualche chilometro puff, si fora una gomma. Scendiamo, sostituiamo la ruota forata con quella di scorta e si riparte. Facciamo ancora qualche chilometro e… puff, si fora anche una seconda gomma. Abbiamo passato la notte nel deserto di sale, aspettando un soccorso che è arrivato sul far del mattino.

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