ITFL335

XXXI settimana del Tempo Ordinario – Venerdì

Elogio della scaltrezza 

Diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato… di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse… “Rendi conto della tua amministrazione, perché  non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato… ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta… e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti… sono più scaltri dei figli della luce». Lc 16,1-8

Oggi ci troviamo di fronte a una pagina del vangelo che fa riflettere in modo particolare: Gesù loda la «scaltrezza» di questo amministratore disonesto. Alcuni mesi fa, ci aveva esortati a essere «prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Mt 10,16). Perché la scaltrezza è un valore positivo per il Signore? Essa può essere definita come la capacità di capire, o di intuire velocemente persone, situazioni e momenti della vita, per raggiungere uno scopo personale favorevole, che di solito però non è buono. È per questo che la scaltrezza è ritenuta unvalore eticamente discutibile, ma di per sé è come la pistola: è negativa se la possiede un bandito, è positiva per il carabiniere che deve garantire l’ordine pubblico, come faceva lo zio Gino.

In Gesù la scaltrezza di capire velocemente persone, situazioni e momenti di vita è un valore altamente positivo, perché gli permette di aver compassione per le vicende umane, di compiere miracoli e guarigioni o, fino a quando non sarà giunta la sua ora, di dileguarsi quando la situazione si fa difficile. Anche al suo tempo la scaltrezza veniva usata prevalentemente per scopi negativi, tant’è che Gesù nel vangelo di oggi dice: «I figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce». Oggi, però, il Signore ci chiede di trasformare quella scaltrezza che è in noi in capacità preziosa per capire i bisogni del prossimo, per leggere i segni dei tempi, per discernere ciò che è bene da ciò che è male, per ricoprire con competenza e creatività il nostro ruolo nel progetto che egli ci ha affidato. È ciò che ha fatto Marcello Candia che, da ricco che era, sebbene la sua fosse una ricchezza guadagnata onestamente, ha venduto tutto ed è andato a costruire un ospedale per i poveri del Brasile. È stato veramente scaltro.

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