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Triduo pasquale – Giovedì Santo (Cena del Signore)

La figura del vero capo

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora… avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena… versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli… Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me»… Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Gv 13,1-15

Quando i soldati verranno di notte ad arrestarlo, chiedendo chi fosse «Gesù, il Nazareno», egli risponderà: «Sono io!». E, in riferimento ai discepoli, aggiungerà: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano» (Gv 18,4-8).  

Oggi Simon Pietro dice a Gesù: «Signore, tu lavi i piedi a me?». E Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Lavare i piedi a tutti, assumersi le responsabilità e pagare di persona, sono i tre segni distintivi del vero «capo». Oggi Gesù dà a Pietro l’esempio del primo segno, poi gli darà gli altri due. Pietro al momento non comprende, ma capirà dopo, quando dovrà essere il servo di tutti, assumendosi la  responsabilità della Chiesa, pagando alla fine con la propria vita, come Gesù. È questo il modo vero di essere «capo», al quale si contrappone quello falso, oggi abbastanza diffuso: farsi servire, scaricare sui collaboratori fatiche e responsabilità, e far pagare, possibilmente, i propri errori agli altri.

È un atteggiamento così diffuso che anche molti genitori, di fronte alle loro difficoltà matrimoniali, non esitano a spaccare la famiglia scaricando sui figli le conseguenze dei loro errori. Ci viene in mente il nostro amico Giuseppe, che, pur avendo la moglie malata e i figli difficili, sta tenendo insieme la famiglia valorizzando tutti in una crescita comune, anche la sua.

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