XXIII settimana del Tempo Ordinario – Domenica
Il Vangelo è per i poveri
Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano? Gc 2,1-5
Quando Gesù, all’inizio della sua vita pubblica, entrò nella sinagoga di Nazaret e si alzò a leggere, una mano ignota, guidata dallo Spirito di Dio, gli consegnò il rotolo del profeta Isaia. Egli lo aprì e lesse: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore”(Lc 4,18-19). Certamente Gesù, per l’educazione ricevuta da Maria e Giuseppe, aveva già abbracciato la causa degli ultimi, ma quel giorno, nella sinagoga di Nazaret, risuonò ufficialmente lo scopo della sua missione: Dio ha scelto i poveri!
Tutta la vita pubblica di Gesù, così come è descritta nei vangeli, si dipana tra preghiera con il Padre, rivelazione dei misteri del Regno, formazione degli apostoli e liberazione dell’uomo dalle sue povertà. Poiché Dio, nella persona di Gesù di Nazaret, ha scelto i poveri, la Chiesa non può che fare altrettanto. Sono i poveri i destinatari del messaggio del Vangelo, ma ciò non vuol dire che i ricchi e i potenti siano esclusi. Il messaggio è anche per loro, a condizione che si facciano poveri: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli” (Mt 5,3). L’unica condizione per entrare nel Regno dei cieli è, dunque, la povertà: i ricchi e i potenti che non si fanno poveri sono esclusi.
L’odierno brano della lettera di Giacomo insegna anche il modo in cui la comunità ecclesiale deve accogliere i poveri: dando loro la stessa dignità che si dà ai ricchi e ai potenti. Nel corso degli anni ci siamo resi conto che le condizioni per incontrare veramente il Signore sono due: aprirsi ai poveri e diventare poveri. E quanto questo sia vero risulta chiaro dal fatto che nell’uno e nell’altro caso l’uomo è felice.
Noi ricordiamo sempre con gioia il S. Natale del 2002. Lisalberta, tornando a casa dalla Messa, aveva aiutato ad attraversare la strada il signor Giuseppe, una persona anziana, che viveva sola nella nostra Saronno. Quando furono sul marciapiede opposto, Lisalberta, curiosa come sempre, gli chiese: “Come festeggia il Natale oggi, signore?”…. “ A casa mia – rispose il signor Giuseppe – vivo solo, ma mi sono già preparato il pranzo, ho tutto, non mi manca niente”…. “Venga da noi – replicò Lisalberta – a tavola abbiamo un posto libero”….Immagino il tira e molla verbale che seguì a quell’invito, ma alla fine il signor Giuseppe accettò volentieri. Lisalberta lo portò a pranzo a casa nostra e quando fu sulla porta annunciò: “Oggi abbiamo un ospite, si chiama Giuseppe”. Lo facemmo entrare e trascorse il Natale con noi, seduto a capo tavola. Fu un giorno bellissimo per tutti ed anche per lui, che, anziché pranzare da solo, fu adottato come nonno, ed in tal ruolo si mise a raccontare ai ragazzi alcuni episodi della sua vita. L’invito si ripeté anche gli anni successivi, fino a quando non passò a miglior vita. Noi sappiamo che quel Natale del 2002, nella persona del signor Giuseppe, si presentò a casa nostra il Signore.