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V settimana di Pasqua – Sabato

I motivi della persecuzione 

Paolo si recò anche a Derbe e a Listra. Vi era qui un discepolo chiamato Timòteo… Paolo volle che partisse con lui… Le Chiese intanto andavano fortificandosi nella fede e crescevano di numero ogni giorno. At 16,1-5

«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra». Gv 15,18-20

La dinamica del chicco di grano che, per portare frutto, deve morire sottoterra, nasce dalla persecuzione, nella quale le comunità cristiane crescono, al tempo di Paolo come oggi. Perché vivere il vangelo e annunciarlo è motivo di persecuzione? A onor del vero c’è una parte del messaggio evangelico che viene accolta con simpatia: è quella che riguarda la giustizia sociale, la fede nella Provvidenza, la guarigione dei malati, e in genere tutta la proposta evangelica dove c’è qualcosa da «fare» o da «ricevere», due verbi che ben si attagliano alla natura umana. Questa parte del vangelo non richiede dei grandi cambiamenti interiori, ma solo di apportare delle leggere modifiche alla nostra vita, per migliorare il modo di vivere nostro e delle persone che ci sono vicine. È un messaggio che può essere accolto o non accolto, ma non è motivo di particolare persecuzione. La persecuzione si scatena, invece, quando all’uomo viene chiesto di cambiare i propri convincimenti interiori, quelli che si è costruito lentamente nel tempo e che costituiscono i pilastri portanti della propria esistenza. In altre parole la persecuzione nasce quando si propone il rinnegamento di se stessi, perché l’uomo è fatto per vivere, per andare avanti partendo da quello che è già, non per ricominciare tutto da capo. Perdonare chi ci fa del male non è umano, come non lo è porgere l’altra guancia, e nemmeno lo è il cambiamento radicale del modo di vivere, di sentire, di relazionarsi con Dio e con il prossimo. Siamo inoltre concordi nel credere alla Provvidenza, perché questa ci permette di incrementare ciò che abbiamo; ma lo siamo meno se si tratta di abbandonarsi a essa come fanno gli uccelli del cielo e i gigli del campo, rinunciando completamente alle nostre sicurezze. È facile, infine, per un cristiano parlare di giustizia sociale, ma sono pochi coloro che la applicano e ancora meno quelli che la vivono in modo radicale. Questa seconda parte del messaggio evangelico è causa di persecuzione, e l’apostolo è tentato di starne alla larga.

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