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XXVIII settimana del Tempo Ordinario – Giovedì

Strategie di persecuzione 

«Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e… testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della  conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito».  Lc 11,47-52

Le strategie per osteggiare l’evangelizzazione sono state sempre quelle denunciate da Gesù nel brano di oggi: mettere a tacere e uccidere i profeti e gli apostoli, rifiuto del vangelo e critiche corrosive da parte degli uomini di cultura e di governo, quelli che oggigiorno vengono chiamati opinion leader. È ciò che Gesù, nella lettura odierna, imputa a scribi e farisei: «Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». È stata la prassi seguita nei paesi comunisti durante il secolo scorso, ed è la stessa di questi giorni in India, dove, per impedire che si propaghi la dottrina liberamente  del vangelo in quel paese diviso in caste, stanno perseguitando e uccidendo sacerdoti e missionari cristiani. È anche la strategia attuale del mondo musulmano, che però non la applica per reprimere, ma per pianificare la propria espansione. I musulmani, infatti, per propagare la propria religione in un paese, cominciano a occuparne i centri di potere e di governo. Fatto questo, mettono in atto, in senso opposto, il comportamento degli scribi e dei farisei nel vangelo di oggi: favoriscono socialmente, in ogni modo, coloro che diventano musulmani. Sono situazioni che ho avuto  occasione di conoscere personalmente in Cina e nei paesi arabi, dove mi sono fermato a lungo per motivi di lavoro; e anche in alcuni paesi comunisti, negli anni in cui erano satelliti dell’Urss. In questi ultimi mi sono recato, per motivi apostolici, quando nel Rinnovamento Carismatico sono stato chiamato a svolgere un servizio internazionale. Prima della caduta del muro di Berlino, ricevevo, da diversi paesi comunisti, lettere di sacerdoti i quali, stanchi di vivere un cristianesimo isolato e perseguitato, si raccomandavano che facessi loro visita. Alcuni mi hanno addirittura fatto pervenire messaggi non scritti, perché la corrispondenza in entrata e uscita veniva aperta dalle autorità locali. «Venga lei – mi dicevano – che è un laico, i sacerdoti nel nostro paese non possono entrare». In Ungheria ci sono andato due volte, entrambe ricevuto in scantinati di comuni abitazioni di Budapest, perché in Chiesa sarebbe stato rischioso. Ma a guidare la storia è il Signore e il muro di Berlino è caduto.

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