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XXV settimana del Tempo Ordinario – Martedì

La famiglia e il progetto di vita

E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». Lc 8,19-21

Il brano di oggi ci dà l’occasione per riflettere su come si evolvono nel tempo sia il rapporto tra genitori e figli, che il concetto di famiglia. Gesù è già uscito dalla casa di Nazaret e ora vive in comunità insieme ai discepoli, che condividono con lui il suo progetto di vita. Anche la folla, dalla quale è circondato, è più familiare con lui di quanto lo siano la madre e i parenti, perché con essa Gesù ha un rapporto quotidiano e le annuncia i misteri del Regno, anche se glieli spiega in parabole, non chiaramente come fa con i discepoli.

È il progetto di vita, che ciascuno è chiamato a realizzare, a determinare, da un certo momento in poi, il contesto della propria comunità e anche la cerchia delle amicizie. La famiglia originaria, quella nella quale si nasce, si cresce, si riceve una formazione e anche l’aiuto per capire quale sia il progetto di vita al quale il Signore ci chiama, a un certo punto viene superata, ed entra a far parte del nostro «antico testamento». Quando un figlio esce dalla casa paterna, si forma un’altra famiglia o entra a far parte di una comunità, è con quella nuova realtà che deve condividere sogni, obiettivi e progetti. L’importante è che ciascuno abbia una nuova realtà di riferimento. Quando noi, parlando con Gianfilippo, che vive a Londra da solo, lo sollecitiamo a sposarsi e a formarsi una famiglia, è perché lo riteniamo fondamentale per la realizzazione sua e del suo progetto di vita. Una persona ha bisogno di una famiglia con la quale condividere i progetti e confrontarsi nelle soluzioni. Chi vive da solo – oggi si chiamano «single» –commette più facilmente errori: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda» (Gn 2,18).

Quando, l’anno scorso, sono andato a Castelvolturno a trascorrere una settimana con Gianluca, è stato per aiutarlo a capire  la realtà nella quale vive e per potergli dare qualche suggerimento per il futuro, perché a lui, in questo momento, manca una famiglia con la quale confrontarsi. Non è facile vivere a Castelvolturno, una città dominata dalla camorra, dove la prostituzione e lo spaccio della droga sono attività terribilmente   diffuse e dove la maggioranza della popolazione è costituita da extracomunitari clandestini. Sono queste le considerazioni da fare per capire la risposta di Gesù a sua madre e ai suoi parenti, ai quali vuole certamente bene, ma costituiscono il passato, non il presente, e tanto meno il futuro.

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