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I settimana di Quaresima – Lunedì

La fede e le opere 

«Allora il re dirà…: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”». Mt 25,34-40

Oggi il Vangelo di Matteo annuncia che, alla fine dei nostri giorni, saremo giudicati sulle opere di carità. Nella Lettera ai Romani, Paolo, invece, scrive: «Noi riteniamo infatti che l’uomo è giustificato per la fede, indipendentemente dalle opere della Legge» (Rm 3,28). Sembrerebbero due metri di giudizio diversi, ma Giacomo, nella sua Lettera, chiarisce l’argomento affermando che tra carità e fede non c’è divergenza: «Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta». (Gc 2,17). Poi Giacomo, quasi con parole di sfida, aggiunge: «Mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede» (Gc 2,18). Confesso che non ho mai capito il dualismo tra fede e opere che, anche oggi, distingue i cattolici dalle chiese riformate. San Paolo, infatti, non dice che l’uomo è giustificato indipendentemente dalle opere di carità, ma indipendentemente da quelle della legge.

La differenza è grande. La legge, anche quella ricevuta da Mosè sul monte Sinai, è legata a un popolo, a una nazione e a un tempo, mentre le opere di carità hanno un valore eterno e universale. Ma affidiamo questo argomento ai teologi e rivolgiamo, invece, lo sguardo verso la famiglia, che è la realtà nella quale siamo chiamati a crescere insieme. Oggi la famiglia è in crisi per diversi motivi, alcuni dei quali esulano da questo argomento; ma ve ne sono due per i quali il vangelo di oggi offre la soluzione. Un primo motivo di crisi è la mancanza di apertura verso il prossimo. La famiglia, come spesso amiamo ricordare, funziona come il camino: se non ha un’apertura verso l’esterno, la fiamma si spenge e fa solo fumo, come l’amore di una coppia che si chiuda in se stessa e non si apra a chi ha bisogno: di pane o di amicizia. Un secondo motivo è la mancanza di un progetto da realizzare insieme, perché l’amore è creativo per sua natura. È il segreto dei matrimoni che sanno rinnovarsi e arricchirsi con il passare degli anni, e il vangelo di oggi ci offre una visione ampia di forme di amore che possono alimentare la vita, la gioia di vivere e l’unione tra gli sposi.

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