ITFL166

VII settimana del Tempo Ordinario – Mercoledì

La centralità di Cristo nella chiesa

Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi». Mc 9,38-40

Oggi il tema dell’appartenenza alla chiesa è assai vivo, non tanto perché ne parlino i teologi, quanto per il fatto che esistono fedeli che si professano del gregge, ma non vivono all’interno dell’ovile. Poi ci sono fedeli che seguono Gesù Cristo, ma vivono in altri ovili. I primi sono quelli che dicono «Gesù Cristo sì, ma la chiesa no»; i secondi sono coloro che appartengono alle chiese riformate (luterani, calvinisti, anglicani, pentecostali, battisti), e per costoro occorrerebbe introdurre il tema dell’ecumenismo. Entrambi questi argomenti, però, ci invitano a chiederci chi sia Gesù Cristo e che cosa sia la chiesa. Nel brano di oggi è chiaro che nel gruppo degli apostoli si è già strutturato un «noi» ecclesiale: «volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Questo non sarebbe un problema se gli appartenenti a quel «noi» non fossero tentati di sostituirsi al Maestro nei pensieri e nelle decisioni, come quando Pietro si oppone a Gesù per impedirgli di andare a morire in croce.

Anche oggi succede di pensare che Gesù Cristo abbia conferito alla chiesa dei poteri e che poi serva solo come garante di questi. Altre volte egli viene tirato in ballo a giustificazione contro il magistero della chiesa, nel nome della libertà che ci ha portato. Altre ancora viene considerato un «operatore di giustizia» e diventa la giustificazione di ogni rivoluzione sociale, pacifica o violenta che sia. In tutti questi atteggiamenti si tenta di sostituirsi a Gesù Cristo nei pensieri e nelle decisioni.

È l’originale peccato di ribellione che ritorna all’interno della comunità cristiana e che stravolge il rapporto Maestro-discepolo.

A noi sembra che l’unica libertà della chiesa sia quella di seguire Gesù Cristo, nel pensiero, nei sentimenti e nel mandato all’evangelizzazione, mettendosi al servizio degli uomini, pronta a subire la violenza di ogni potere. Per quanto riguarda l’ecumenismo, è ottima cosa la comunione tra le chiese, ma lo Spirito soffia dove e quando vuole. Gesù Cristo, nel brano di oggi, lascia tutto il margine possibile alla libertà e alla diversità, perché non sono le nostre differenze che contano, ma il fatto che tutti operiamo nel suo nome, ricercando una forma di comunione tra le chiese. Spesso le diversità che nascono dalla libertà sono ricchezza. Nel vangelo il simbolo della chiesa universale è la barca. Durante la pesca miracolosa Gesù dice a Pietro: «“Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”… Fecero così e presero una quantità enorme di pesci… Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche» (Lc 5,4-7). Ecco, la barca nella quale non c’è Pietro, rappresenta le chiese riformate che, nel nome di Gesù Cristo, pescano uomini nel gran mare della vita.

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